Manuali di storia: controllo e censura
Pisa, 10 luglio 2025
Le recenti reazioni pubbliche di esponenti del governo e in particolare del ministro Giuseppe Valditara sul manuale di storia Trame del tempo. Edizione rossa (di Caterina Ciccopiedi, Valentina Colombi e Carlo Greppi, edizione Laterza, 2025), invitano a riflettere su come avviene la scrittura dei manuali di storia in Italia e sul ruolo che possono o non possono avere le istituzioni nel determinarne i contenuti.
In sintesi questi i fatti.
Nel terzo volume dell’edizione aggiornata del manuale (Guerre e pace. Dal Novecento a oggi) in alcuni passaggi gli autori raccontano della salita al potere del partito Fratelli d’Italia, valutandone base, elettorato e operato in merito soprattutto ad alcune leggi (in particolare i provvedimenti per regolare i flussi migratori e il recente DL Sicurezza).
Il testo ha suscitato reazioni negative da parte di esponenti di quel partito. L’attuale ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha chiesto ufficialmente all’Associazione Italiana Editori una rapida verifica circa la correttezza delle informazioni e dei fatti storici riportati nel libro di testo “Trame del tempo” adottato in alcuni licei italiani. Si ricorda che non possono essere adottati volumi che contengano frasi offensive ovvero affermazioni tendenziose, che alterino la verità dei fatti, tradendo la serietà della ricostruzione storica che è alla base di una scuola democratica.
La reazione ministeriale ha portato alcune associazioni storiche a esprimersi altrettanto pubblicamente in sostegno del manuale e soprattutto contro quello che appare un tentativo di censura della libertà di insegnamento.
Il primo riguarda la varietà dell’offerta editoriale di manuali scolastici di storia (ma anche di altre discipline) che su alcune questioni presentano posizioni non sempre coincidenti: sia perché riflettono la varietà delle attuali posizioni storiografiche, sia perché, in alcuni casi, possono presentare lacune metodologiche o errori concettuali o affermazioni apodittiche palesemente in contrasto con quanto emerge dalla storiografia più aggiornata sul tema. Questa varietà di posizioni non è specifica dell’editoria scolastica italiana e non deve essere considerata anomala in un sistema pluralistico.
Il secondo punto di attenzione, decisamente importante, riguarda la valutazione di questi manuali nel contesto della pubblica discussione e nel contesto scolastico. Nel primo caso la valutazione spetta a tutti gli interessati alla tematica, ma in primo luogo al libero commento della comunità scientifica degli storici. Nel secondo caso la valutazione (e la relativa adozione dei manuali) spetta soltanto ai docenti. Si noti, per inciso, che nessun volume è perfetto e che in ogni aula la lettura è mediata dall’insegnante che promuove la riflessione critica e l’autonomia di giudizio degli studenti. Questo è il motivo per cui – e non sembri un paradosso – si possono leggere anche testi violenti, sessisti e razzisti.
Se la valutazione spetta al docente, ogni altro tipo di intromissione, controllo, censura, bollino ministeriale o genitoriale sui manuali scolastici è da considerarsi lesiva dell’articolo 33 della costituzione (L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.) e del libero esercizio del mestiere di storico e storica, nel rispetto del codice etico di cui AIPH si è recentemente dotata.
OpenEdition vi suggerisce di citare questo post nel modo seguente:
redazioneaiph (10 Luglio 2025). Manuali di storia: controllo e censura. AIPH - Associazione Italiana di Public History. Recuperato il 14 Novembre 2025 da https://doi.org/10.58079/14bg8





